Canali Minisiti ECM

Fallisce un altro farmaco per Alzheimer: stop all'idalopirdina

Farmaci Redazione DottNet | 12/01/2018 19:14

Quattrocento gli insuccessi: per gli esperti è meglio la prevenzione. Melazzini (Aifa), ci sono ancora speranze

Con 50 milioni di pazienti nel mondo, che secondo alcune proiezioni potrebbero diventare 135 milioni nel 2050, trovare una cura per l'Alzheimer è quantomai urgente. La via che porta a un farmaco è però costellata di fallimenti, tanto che ad esempio la multinazionale Pfizer ha da poco deciso di abbandonare la ricerca nel campo dopo investimenti milionari. L'ultima delusione, e sono ormai oltre 400, viene dalla idalopirdina, una molecola considerata molto promettente i cui test di fase 3 sono però falliti.

Il farmaco, spiega lo studio pubblicato da Jama, agisce aumentando la disponibilità per il cervello di quattro neurotrasmettitori a cominciare dalla serotonina, e aveva dato risultati giudicati promettenti nei primi test sull'uomo sulla sicurezza. Il trial clinico decritto su Jama ha riguardato 2525 persone con Alzheimer da lieve a moderato. Nei pazienti non si sono visti cambiamenti nei test cognitivi o miglioramenti anche lievi nelle funzioni quotidiane a nessuna delle dosi testate, un risultato che suggerisce di abbandonare proprio la strada terapeutica, visto che anche l'interpiridina, un'altra molecola con effetti simili, ha dato risultati deludenti. Sono ormai circa 400 i test clinici su terapie per l'Alzheimer che non hanno portato a risultati, sottolinea in un editoriale sulla stessa rivista David Bennett, direttore del Rush University's Alzheimer's Disease Center di Chicago. "Dati i milioni di pazienti già affetti bisogna continuare a cercare terapie per i sintomi - afferma -. Tuttavia da un punto di vista di salute pubblica l'approccio più efficace è il ritardare il più possibile l'insorgere della malattia e puntare sulle strategie preventive".

pubblicità

A fare il conto dei buchi nell'acqua è stato recentemente un articolo pubblicato su Alzheimer's Research & Therapy, che ha calcolato un tasso di fallimento per i farmaci anti Alzheimer del 99,6%. Più ottimista sul tema si è rivelato Mario Melazzini, direttore generale dell'Aifa, in un editoriale pubblicato sul sito dell'agenzia in cui ricorda che ci sono in corso 190 studi clinici che coinvolgono circa 100 principi attivi. "Il percorso di ricerca e sviluppo di un nuovo farmaco è un'impresa lunga, costosa e soggetta potenzialmente a un rischio molto elevato di fallimento - sottolinea Melazzini -. Tuttavia, negli obiettivi che pongono delle sfide importanti e negli inevitabili incidenti di percorso, la ricerca coglie quasi sempre nuovi stimoli per rivedere criticamente i propri modelli e individuare strategie più mirate ed efficaci. È per questa ragione che mi sento di affermare che la recente rinuncia di una nota multinazionale farmaceutica a proseguire la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci per le malattie di Alzheimer e Parkinson non deve allarmare né far cessare la speranza di una terapia. Potremmo assistere nei prossimi 5 anni all'arrivo sul mercato di molecole capaci di modificare il naturale decorso della malattia".

Commenti

I Correlati

Per casi medio-lievi, rallenterebbe il declino cognitivo del 35%

Lo suggerisce uno studio pubblicato su Plos Mental Health che ha esaminato 12 ricerche precedenti

È il risultato di un team della Queen Mary University of London reso noto su Nature Mental Health

Oltre 700 specialisti in branche neurologiche al Congresso Nazionale LICE a Roma per discutere di innovazioni scientifiche nel campo dell’Epilessia

Ti potrebbero interessare

Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Plos Biology

Per casi medio-lievi, rallenterebbe il declino cognitivo del 35%

Somministrazione continua invece che multiple e brevi

Risultati efficacia di adagrasib rispetto a chemioterapia standard presentati al Congresso Asco 2024

Ultime News

"Lo svolgimento dell'attività non deve arrecare pregiudizio al corretto e puntuale svolgimento dei propri compiti convenzionali"

Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Plos Biology

Il paziente aveva viaggiato nei Caraibi, virus simile a Dengue,Zika

"Onorata della conferma dal ministro, dovrò rinunciare all’Ordine dei Medici"